"Professor Frommer, potrebbe studiare e creare una lingua per questo film che preparo da anni e che verrà messa in bocca a uomini alti tre metri e tutti azzurri, abitanti dello splendido pianeta Pandora?". Ok, quando James Cameron ha contattato Paul Frommer, emerito docente dell'Università della Carolina del Sud e della Marshall school of Business, non deve aver usato proprio queste parole, ma immaginatevi solo lo stupore e la felicità di un linguista condannato da anni a constatare la morte di decine di idiomi (veri) nel mondo, nel sapere di poterne creare uno lui. E forse non si aspettava che Avatar (per lui allora era il progetto 880, la paranoia di Cameron è leggendaria) sarebbe diventato il caso cinematografico del decennio e che il suo linguaggio na'vi sarebbe diventato famoso e amato come l'elfico de Il signore degli anelli, che veniva dalla fantasia di Tolkien, o il klingon di Star Trek, figlio di un altro studioso di lingue, Mark Okrand (che ne fece anche un dizionario e materia di studio: un successo popolare e accademico clamoroso). Tutti mondi altri che hanno conquistato il cuore e l'immaginario del pubblico, con tanto di seguaci pronti a tornare a scuola per imparare a parlare come i personaggi del (o dei) film che l'ha colpiti. Per i seguci di Pandora, c'è già un sito: www.learnnavi.org, dove molti già si esercitano nel parlare la nuova lingua (in giro per la Rete ci sono stanze di dialogo niente male, dalle chat a facebook). Fonetica, grammatica, vocabolario, nato come uno spazio per appassionati sta diventando un laboratorio, per la felicità di Frommer che si augura "prequel e sequel, così che la lingua dovrà raffinarsi e magari avere anche vita propria". Nel frattempo, comunque, anche il videogioco necessita dei suoi entusiasti servigi, contribuendo alla strutturazione coerente del linguaggio.
Frommer, anglofono ma capace di parlare anche ebraico, iraniano e malese (tanto per intenderci sul valore della persona), ci ha perso un pezzo di vita nel cercarlo, idearlo, costruirlo: i 90 minuti di colloquio-esame con Cameron, le ore sul set a insegnarlo agli attori principali, i quattro anni di lavoro già citati. E la sua eccitazione nel vedere quelle parole vivere sulla bocca di molti fuori dal set, lo emoziona. Tanto da fargli sperare che, magari, si arrivi a tradurre un Amleto nella lingua Na'vi, come già accaduto per il "rivale" klingon. "Un eccellente lavoro quello di Okrand, ma le nostre lingue sono profondamente diverse". E se lui ci vede un esotismo simile al polinesiano e al filippino, i critici e gli spettatori sentono più un elegante influenza tedesca e una più lieve sfumatura giapponese. Di sicuro rispetto al simil-russo klingon (così dicevano in molti, almeno, su quella lingua aliena) sembra più difficile, anche a detta degli attori, Zoe Saldana in testa, che ricordano con angoscia le ore passate insieme a cercare di venire a capo dell'idioma.
Ma se non resistete, se volete avere un esperanto vostro per poter sparlare con gli amici o i fidanzati, anche se non sono alti tre metri nè colorati di blu, il bignami lo trovate su wikipedia. Qualche decina di dritte necessarie a masticare un centinaio di parole (ma sarebbero già migliaia, dice il professore).
Peraltro, se non incontrerete Paul R. Frommer, nessuno potrà correggervi o dire che avete sbagliato cadenza o pronuncia.
